Partiamo dal presupposto che Il Gattopardo è un personaggio fittizio inventato da Giuseppe Tomasi di Lampedusa autore del romanzo che ha come titolo appunto “Il Gattopardo”.
di Leonardo Miraglia
Il personaggio principale del romanzo, ossia il principe di Salina, era conosciuto come il gattopardo poiché sullo stemma della casata di famiglia era raffigurato un felino di quella specie; anche il titolo del libro ha a che vedere con uno stemma di famiglia, ossia quello dei principi di Lampedusa che era, guarda caso, un Felis leptailurus serval, una belva felina diffusa nelle coste settentrionali dell’Africa, proprio di fronte a Lampedusa meglio conosciuta come servalo o gattopardo.
Nel romanzo si percepisce anche che lo pseudonimo non è fine a sé stesso ma assurge a definire una categoria ben precisa di persone: la vecchia nobiltà siciliana abbarbicata con tutte le sue forze al potere.
Quando Tancredi Falconeri, nipote del nobile, pronuncia la famosa frase: “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi” si chiarisce la posizione politica e sociale della nobiltà siciliana del tempo, ossia la necessità di adeguarsi ai mutamenti per rimanere ancorati al potere; quello che oggi possiamo definire come trasformismo, la capacità di cambiare l’abito mettendosi al passo con i tempi ma rimanendo sempre sé stessi.
Quindi la frase è divenuta una sorta di motto che definisce un certo tipo di area sociale e, per associazione di idee, l’appartenenza a quella data categoria, ossia quella dei nobili siciliani del tempo, viene definita come gattopardismo.
Luchino Visconti ha dato vita ai personaggi del Gattopardo con il suo film di fine degli anni ’50 che rappresenta magistralmente la vita e i rapporti sociali dei nobili del tempo.
I titolati siciliani di allora erano avvezzi a condurre un’esistenza di agi e fra tutti i loro piaceri era presente anche l’assidua partecipazione a serate di gala nei palazzi di loro proprietà.
Infatti, nel film di Visconti la scena più magnificata è proprio quella del ballo che avviene nel salone della residenza del principe di Salina che in realtà è il palazzo della famiglia Valguarnera-Gangi a Palermo.
In un’altra sala della magione il pavimento è lastricato da un mosaico che raffigura svariati felini che potrebbero essere gattopardi, allora mi chiedo e vi chiedo: la scelta di utilizzare palazzo Valguarnera-Gangi da parte di Visconti per la messa in scena del gran ballo è stata dettata esclusivamente dalla bellezza indiscutibile del palazzo o anche perché in una delle sale sono raffigurati i felini di Lampedusiana memoria?
A voi la scelta della risposta che comunque non può prescindere da una evidente analogia che potrebbe essere molto di più di una banale coincidenza.
Last modified: Ottobre 23, 2024