PALERMO (giovedì 13 febbraio 2025) – La Procura di Palermo ha chiesto complessivamente cinquantasette anni e quattro mesi di reclusione per nove persone, tra imprenditori e funzionari pubblici, coinvolte in un sistema di mazzette al Provveditorato interregionale per le opere pubbliche.
Di Mirko Aglianò
L’accusa di associazione per delinquere è caduta, ma restano in piedi quelle di concussione. Le richieste di condanna sono state le seguenti:
Carlo Amato, ritenuto la mente dell’organizzazione: 8 anni e 10 mesi
Fabrizio Muzzicato: 4 anni e 2 mesi
Francesco Barberi: 7 anni
Antonino Turriciano: 6 anni e 8 mesi
Giuseppe e Filippo Messina: 6 anni e 2 mesi ciascuno
Ignazio Spinella: 6 anni e 6 mesi
Lorenzo Chiofalo: 6 anni e 6 mesi
Giuseppe Pinto Vraca: 6 anni e 2 mesi
L’indagine è nata dalla denuncia di un imprenditore che, dopo essersi aggiudicato un appalto per la ristrutturazione di una scuola, si era rifiutato di pagare tangenti a dipendenti pubblici. Secondo la Procura, gli imputati avevano creato un sistema noto come “mazzetta rimborsata”: gli imprenditori pagavano tangenti ai funzionari per ottenere gli appalti. I funzionari, attraverso falsi stati di avanzamento dei lavori, gonfiavano i costi; tali somme extra permettevano agli imprenditori di recuperare il denaro delle tangenti, facendo ricadere il costo della corruzione sulle casse pubbliche.
L’inchiesta ha svelato un sistema di corruttela radicato, capace di influenzare appalti milionari per la manutenzione e la ristrutturazione di edifici pubblici. Adesso si attende la decisione del tribunale.