Palermo ( lunedì, 14 aprile 2025) – Luci e ombre del polmone verde della città che riapre i cancelli, tirato a lucido con i fondi del PNRR. Tanto è stato fatto ma alcune delle migliorie attese restano al palo.
di Marika Ballarò
C’è una Palermo che a volte prova a ricordarsi di sé. Che non dimentica i suoi spazi verdi, i suoi viali alberati, i suoi angoli romantici di fine Ottocento.
È la Palermo che ha appena riaperto i cancelli del Giardino Inglese, tirato a lucido grazie ai fondi del PNRR e pronto a lasciarsi calpestare (di nuovo) da passi lenti, famiglie in fuga dallo smog, pensionati con giornale, studenti innamorati e bambini a caccia di colombe.
Il Giardino Inglese – quello che tutti abbiamo attraversato almeno una volta con una granita in mano, quello delle panchine all’ombra del ficus, dei busti di Pirandello e De Amicis che ti osservano all’ingresso – è stato per tanto tempo un cantiere.
Realizzato a metà Ottocento su progetto dell’architetto e paesaggista Giovan Battista Filippo Basile, raro esempio di giardino romantico all’inglese nel cuore della città, negli anni aveva subito un lento e doloroso degrado.
Vialetti sconnessi, fontane abbandonate, illuminazione fioca e aiuole dimenticate avevano reso l’esperienza dei visitatori sempre meno piacevole.
Da oggi, però, è di nuovo aperto: con un’innovativa pavimentazione drenante che filtra l’acqua piovana e accessibile anche a chi ha mobilità ridotta, un impianto d’irrigazione rinnovato, nuove specie botaniche che si sono sostituite a piante malate o incoerenti con il disegno originario, fontane restaurate (e speriamo pure funzionanti prima o poi perché a Palermo, si sa, le fontane ogni tanto si stancano di zampillare).
E poi c’è lei, la serra: quella piccola architettura in ferro e vetro che sembrava uscita da un romanzo d’altri tempi, dimenticata tra le foglie e le impalcature. Anche lei ha avuto la sua rinascita.
Restaurata con cura, ripulita, consolidata, grazie all’Associazione Vivi Sano che ne ha curato i lavori e la riqualifica, oggi torna a riflettere la luce tra i ficus e le aiuole, come faceva un tempo. Ma non solo.
Da luogo abbandonato e vandalizzato, è diventata la Casa delle Ninfee, un microcosmo tropicale dove piante acquatiche e delicate atmosfere esotiche incontrano l’inclusione sociale, grazie al progetto che coinvolge sei giovani con disabilità, che sono stati formati professionalmente per prendersi cura dello spazio e accogliere i visitatori. Un simbolo fragile ma tenace, che fiorisce dentro e fuori.
L’intervento realizzato in una parte del Giardino Inglese – l’area compresa tra via della Libertà e via delle Croci, infatti, non è stata interessata e resta ancora aperta la questione del bar e delle giostre, infatti, è stato finanziato con oltre un milione di euro provenienti dai fondi del PNRR e porta la firma dell’Area del Decoro urbano e del Verde del Comune, con lo scopo di restituire cura e sicurezza a uno dei polmoni storici della città.
Durante l’inaugurazione ufficiale, il sindaco Roberto Lagalla ha parlato di un «simbolo di Palermo che torna alla cittadinanza e alla comunità», sottolineando come interventi come questo possano cambiare il modo in cui i cittadini vivono gli spazi urbani. «Oggi – ha affermato – riconsegniamo questo giardino ai palermitani perché possano goderne, certo, ma anche averne cura.
Il nostro auspicio è che possa diventare teatro di attività culturali all’aperto già da quest’estate, grazie anche alla collaborazione con associazioni e realtà del territorio. Perché il Giardino non è solo un luogo di godimento naturale, ma anche uno spazio dove si possono realizzare eventi e rafforzare, in modo concreto, l’empatia dei cittadini verso la città».
Il sindaco ha poi ricordato come il giardino dedicato a Piersanti Mattarella conservi un valore simbolico profondo, legato alla memoria civile di Palermo: «È un luogo che rappresenta il cuore della nostra comunità, e che merita rispetto. Per questo – ha concluso – faccio un appello ai palermitani: proteggiamolo.
Perché l’incuria, la disattenzione e la sporcizia generano quella bruttezza che non vogliamo più vedere».
Parole condivisibili. Anche se, al momento, non ci sono nemmeno i cestini dove buttare una cartaccia. E il rischio è, come spesso accade, che la responsabilità civica venga invocata prima ancora di fornire gli strumenti per esercitarla.
Perché la verità è che il Giardino Inglese è stato riaperto, ma non del tutto completato. All’appello mancano ancora il sistema di videosorveglianza e di wi-fi funzionante, i percorsi per ipovedenti e il tanto atteso sistema di QR code che dovrebbe permettere ai visitatori di scoprire, inquadrando una targhetta, le storie e i segreti del parco.
A fare il punto è stato l’assessore all’ambiente Pietro Alongi: «L’impianto per videosorveglianza e Wi-Fi è già stato realizzato. Sispi installerà le telecamere e attiverà il Wi-Fi nei prossimi giorni. Per quanto riguarda i cestini, invece, torneranno presto: useremo quelli storici già presenti. Tutti gli altri interventi mancanti, come i percorsi per gli ipovedenti, saranno completati entro un mese».
La speranza è che questa riapertura segni una nuova stagione. Non solo per il Giardino Inglese, ma per tutti gli spazi pubblici che Palermo ha dimenticato troppo a lungo. Perché il verde è bellezza, sì. Ma è anche diritto, cura, comunità.
E oggi più che mai, la differenza sta tutta lì: tra uno spazio restituito e uno spazio davvero vissuto; tra una promessa completata a metà e una città che sceglie di pretendere di più.
Last modified: Aprile 14, 2025