PALERMO (martedì 11 febbraio 2025) – Un duro colpo alla criminalità organizzata è stato inferto con un’imponente operazione condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo. Sono stati eseguiti fermi e arresti nei confronti di centottantuno persone, tra cui boss, “colonnelli”, uomini d’onore ed estortori appartenenti a diversi “mandamenti” mafiosi del capoluogo siciliano e della provincia.
Di Mirko Aglianò
L’operazione ha visto impegnati circa milleduecento carabinieri appartenenti ai comandi provinciali della Sicilia, con il supporto del Reparto Anticrimine del ROS di Palermo, dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Sicilia, del 12° Reggimento “Sicilia”, del 14° Battaglione “Calabria”, e di altre unità specializzate dell’Arma. L’intervento è stato coordinato dalla Procura di Palermo, guidata dal procuratore Maurizio de Lucia, con la collaborazione della procuratrice aggiunta Marzia Sabella.
L’indagine ha messo in luce l’organigramma delle principali famiglie mafiose e le loro attività illecite, rivelando l’ennesimo tentativo di Cosa nostra di ricostituire la Cupola provinciale. I mandamenti maggiormente coinvolti sono quelli di Santa Maria di Gesù, Porta Nuova, San Lorenzo, Bagheria, Terrasini, Pagliarelli e Carini. I reati contestati agli arrestati comprendono associazione per delinquere di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsioni aggravate dal metodo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, favoreggiamento personale, reati in materia di armi, esercizio abusivo del gioco d’azzardo e altri reati connessi alle attività criminali della mafia.
Nel corso della conferenza stampa, il procuratore Maurizio de Lucia ha evidenziato come le indagini dimostrino la persistente vitalità di Cosa nostra: “Le indagini che hanno portato agli arresti di oggi dimostrano che Cosa nostra è viva e presente, dialoga con canali comunicativi nuovi, fa affari e tenta di ricostruire la sua struttura organizzativa.” De Lucia ha inoltre sottolineato le difficoltà operative legate alla carenza di personale in Procura: “L’operazione conferma la capacità di reazione dello Stato, ma in Procura mancano tredici sostituti e un aggiunto.” Anche il procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo, ha posto l’accento sulle relazioni sempre più strette tra Cosa nostra e altre organizzazioni criminali, in particolare la ‘ndrangheta: “La mafia sta cercando di rafforzarsi e tornare ad avere relazioni strategiche, in particolare con la ‘ndrangheta. Le indagini sul traffico di droga dimostrano connessioni con gruppi che gestiscono rotte internazionali, portando a una crescente integrazione tra le varie mafie.”
Luciano Magrini, comandante provinciale dei carabinieri di Palermo, ha evidenziato come l’inchiesta abbia documentato oltre cinquanta casi di estorsione, consumata o tentata, nei confronti di operatori commerciali. “Solo in pochi casi abbiamo avuto denunce dirette. Questo dimostra che la mafia è ancora radicata nel territorio e che gli imprenditori temono ritorsioni se si rivolgono alla giustizia.” Un aspetto particolarmente allarmante emerso dalle indagini è la disponibilità di ingenti somme di denaro da parte delle organizzazioni criminali, derivanti dal traffico di droga, dal gioco d’azzardo illegale e dalle estorsioni. La ricchezza della mafia è una delle maggiori preoccupazioni. Dispone di grandi somme di denaro e, al contempo, di un arsenale di armi facilmente accessibile. Abbiamo registrato episodi di pestaggi violenti nei confronti di affiliati o di coloro che tentano di sottrarsi alle imposizioni mafiose.”
Tag: Cronaca, Palermo Last modified: Febbraio 11, 2025