PALERMO 8 gennaio 2025 – Un dramma che lascia senza parole. G.M., un padre di 48 anni, si è tolto la vita dopo essere stato sottoposto a continue pressioni e minacce da parte della figlia minorenne e del fidanzato di lei. La vicenda, che risale allo scorso anno, è emersa grazie alle indagini condotte sulle comunicazioni tra i due adolescenti, che avrebbero pianificato ogni passo per ottenere denaro dal padre.
Di Mirko Aglianò
Il conflitto familiare si sarebbe inasprito a causa di un’eredità di 10.000 euro lasciata dalla madre della ragazza, deceduta nel 2023 a seguito di un tumore. La giovane, all’epoca quindicenne e rimasta incinta, avrebbe preteso con insistenza la sua parte, utilizzando ricatti e minacce per costringere il padre a cedere.
Secondo le ricostruzioni, tra dicembre e marzo dello scorso anno, la figlia e il fidanzato avrebbero inviato messaggi intimidatori al padre, minacciandolo con frasi come: “Ti prendiamo a legnate”, “Ti spariamo”, o ancora promettendo di denunciarlo per violenza sessuale, rischiando di distruggere la sua reputazione. A queste minacce fisiche si sarebbero aggiunti ulteriori ricatti emotivi: la ragazza avrebbe dichiarato che, senza i soldi richiesti, avrebbe abbandonato la scuola, spingendo i servizi sociali a intervenire, o persino minacciato di togliersi la vita. Anche la nonna paterna, parte offesa nel procedimento, sarebbe stata coinvolta nelle tensioni.
Schiacciato dalle pressioni e dalle difficoltà economiche, G.M., che lavorava come cuoco ed era già provato psicologicamente, si è tolto la vita. Il gesto estremo ha lasciato una comunità intera sconvolta e ha aperto la strada a un complesso procedimento giudiziario. Oggi, il fidanzato della ragazza, nel frattempo diventato maggiorenne, si trova nel carcere minorile Malaspina di Palermo, mentre la giovane è stata affidata a una comunità di accoglienza a Catania. Entrambi rispondono alle accuse di estorsione aggravata e istigazione al suicidio davanti al tribunale per i minorenni, con l’udienza preliminare fissata per il 26 marzo.
Le avvocatesse Rosalia Zarcone e Rosa Maria Salemi, inizialmente incaricate di rappresentare la ragazza, hanno successivamente preso strade diverse. Zarcone ha rinunciato all’incarico, esprimendo divergenze sulla linea difensiva. Salemi, che ha proseguito il lavoro, sostiene che non vi sia stato alcun collegamento diretto tra le richieste economiche della giovane e il tragico suicidio del padre. Parallelamente, la difesa del fidanzato, rappresentata dall’avvocato Salvatore Ferrante, mira a dimostrare il contesto complesso in cui si sono svolti i fatti, sottolineando le condizioni psicologiche precarie in cui versava G.M.
La ragazza, rimasta incinta a 15 anni, ha partorito un bambino che attualmente è stato affidato a un tutore dal tribunale per i minorenni. La vicenda si arricchisce così di ulteriori implicazioni sociali e umane, lasciando molte domande sul destino dei protagonisti di questa tragedia.
Tag: Cronaca, Palermo Last modified: Gennaio 8, 2025