Palermo (5 novembre 2024)– Si è concluso oggi il processo abbreviato denominato “Resurrezione“, che ha visto la condanna complessiva a 150 anni di carcere per 14 imputati legati alla cosca di Resuttana. La sentenza, pronunciata dal Gup del tribunale di Palermo, ha sanzionato un’importante rete criminale con robuste pene che colpiscono alcuni dei più stretti collaboratori e gregari del capomafia Salvatore Genova, detto Salvo, figura di spicco dell’organizzazione.
Tra i condannati anche Giuseppe Mesia, ex commercialista coinvolto nelle attività del gruppo, come richiesto dal PM Giovanni Antoci e dal pool della procura coordinato dal procuratore aggiunto Marzia Sabella. L’inchiesta risale a luglio dell’anno scorso e aveva svelato una ripresa delle attività della cosca sotto la guida di due noti capimafia: Michele Micalizzi e Salvatore Genova. Micalizzi è coinvolto in un’altra branca del procedimento, mentre Genova è stato uno dei principali protagonisti di questa sentenza.
Genova, noto per la sua “competizione” con Micalizzi per il controllo della zona, ha ricevuto 18 anni di carcere. Le condanne più pesanti sono state inflitte a Sergio Giannusa e Mario Napoli, entrambi molto vicini a Genova, che hanno ricevuto pene di 20 anni ciascuno in continuazione con precedenti condanne del 2013 per fatti analoghi di mafia ed estorsione. Parallelamente, l’inchiesta coinvolge anche altre figure in un processo separato in ordinario, tra cui Sergio Tripodo, notaio accusato di complicità con la rete mafiosa. Tra i 14 condannati spiccano nomi che, secondo l’accusa, avrebbero rivestito ruoli chiave nella rete di attività illecite, sfruttando posizioni strategiche all’interno dell’organizzazione.
Il processo “Resurrezione” rappresenta un’operazione di peso nel contrasto alla criminalità organizzata palermitana, evidenziando come la rete mafiosa di Resuttana continui a cercare radicamento, spesso coinvolgendo figure professionali insospettabili.
Tag: Cronaca, Palermo Last modified: Novembre 5, 2024